Quella di cui sto per parlarvi rappresenta una nuova tipologia di attacchi alla sicurezza informatica, molto più sottili e organizzati rispetto alle “normali” truffe o ai furti di password e di dati personali ai quali siamo abituati, in bene o in male.

Il “pizzo” adesso si sposta anche su Internet e potrebbe colpire qualsiasi sito presente sulla Rete. Se i truffatori non ricevono una certa somma di denaro, il proprietario di un sito Web può dire addio al suo lavoro, perché i malintenzionati sferreranno un attacco ai server ospitanti il dominio vittima.

Gli attacchi sono studiati alla perfezione, per mettere in ginocchio un server in pochissimo tempo, inviando un’infinità di richieste, in modo da occupare la banda di navigazione del server che ospita il sito, facendo esaurire le risorse disponibili per la visualizzazione del portale.

Paolo Geymonat, proprietario del portale Bakeca.it (sito di annunci gratuiti presente in molte province di tutta Italia), durante una recente intervista, ha dimostrato quanto il fenomeno sia in costante crescita, fornendo informazioni e supposizioni abbastanza precise sui motivi che potrebbero spingere un gruppo di criminali informatici a compiere un’operazione di questo tipo.

E lo ha fatto con queste parole:

Confrontandosi con amici esperti del settore della criminalità e pirateria informatica siamo arrivati alla conclusione della quale siamo convinti: l’attacco è stato sferrato da pirati informatici che hanno ricevuto uno specifico mandato ,sicuramente retribuito, da qualcuno con la precisa intenzione di danneggiarci. Secondo alcuni osservatori potrebbe essere la premessa per una richiesta di denaro. una sorta di “pizzo” del terzo millennio. Spero che non si tratti di qualcosa del genere perché personalmente sono impreparato e lontano mille miglia da questo tipo di realtà.

Gianluca Rini